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F I N A N C I A L N E W S
ANNO I NUMERO III
Dicembre 2006
Cari Associati,
l’interesse per “Financial News” cresce costantemente e ci arrivano ogni giorno via e-mail attestati di stima e consigli.
Faremo tesoro delle Vostre indicazioni!
Nel frattempo abbiamo il piacere di comunicare che a partire dal prossimo numero porteremo a conoscenza dei nostri Lettori i vantaggi dei prodotti finanziari che EUROIMPRESE sta realizzando con il sistema bancario e finanziario.
Buona lettura,
La Redazione
In questo numero troverete:
- BANCHE & IMPRESE - Cresce il credito alle imprese
- STRUMENTI DI PAGAMENTO - Italia ultima per carte di credito
- Stock option in Cina per Starbucks
- ACCESSO AL CREDITO - Imprese start-up e fonti finanziarie
- F O C U S : BASILEA 2 -
III DISPENSA -
LA NUOVA OPERATIVITA’ BANCARIA
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BANCHE & IMPRESE
Cresce il credito alle imprese
Il credito alle imprese non finanziarie torna a crescere più di quello alle famiglie (RAPPORTO ABI)
In questa fase di ripresa ciclica della nostra economia, l’apporto finanziario da parte delle banche italiane appare sostenuto: a novembre scorso i finanziamenti sono aumentati circa dell’11,3%, contro il +7,7% di inizio anno. Il recente quadro di previsione per il biennio 2007-08, elaborato dal Centro Studi e Ricerche dell’ABI ha, peraltro, rivisto verso l’alto le proprie stime: gli impieghi crescerebbero di oltre l’8% nel 2007 e del +8,4% nel 2008, contro una media del +7,5% stimata prima della scorsa estate.
L’accelerazione è riconducibile prevalentemente alla domanda di finanziamenti da parte delle imprese: il credito che le banche italiane concedono alle imprese non finanziarie è infatti aumentato, a novembre 2006, del +10,4% a/a segnando il valore più elevato dell’ultimo quinquennio (giugno 2001: +10,5%). Peraltro, la dinamica degli impieghi alle imprese è tornata dopo circa 5 anni ad essere superiore a quella dei finanziamenti alle famiglie. Nello specifico: +13,2% a/a per il segmento dei mezzi di trasporto; +10,3% i prodotti energetici; +9,2% il comparto delle macchine per ufficio, elaborazioni dati ed ottica; +8% i prodotti chimici e del +7% per quelli in gomma e plastica.
Nel confronto con i principali paesi europei, lo stato degli impieghi italiani alle imprese non finanziarie si mostra particolarmente apprezzabile: la quota dell’Italia si approssima, a novembre 2006, al 19% (insieme alla Spagna) preceduta solo dalla Germania che detiene il 21,2% del complesso degli impieghi alle imprese dell’intera Area Euro. Ricoprono il quarto e quinto posto Francia e Olanda, rispettivamente con una quota del 17,4% e del 6,9%.
Se poi la crescita del credito alle imprese è un elemento senz’altro positivo, lo è anche la maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento delle imprese. Negli ultimi anni, i principali gruppi bancari italiani hanno realizzato ingenti investimenti al fine di diversificare la propria gamma di prodottiservizi, proponendo così alle imprese una soluzione integrata, variabile e continuativa dell'insieme dei suoi bisogni. Il rapporto bancaimpresa non si limita più alla sola concessione del credito (corporate lending), ma si configura, infatti, come un'assistenza finanziaria globale (includendo anche l’attività di corporate finance). Tale tipologia di attività presenta, peraltro, ampi margini di crescita con particolare riferimento all’attività di private equity nelle sue diverse forme (start up, seed financing etc.).
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STRUMENTI DI PAGAMENTO
Italia ultima per carte di credito
Critiche dall’Europa
In Europa i pagamenti con carta di credito continuano a crescere a un ritmo sostenuto, l’Italia però resta indietro.
E’ quanto emerge dal bilancio 2006 di Visa Europe.
Nel nostro Paese gli strumenti elettronici si usano meno, però l’Italia è il primo in Europa per carte prepagate (4 sui 5 milioni emesse nel continente da Visa), tanto che Postepay (oltre 2,5 milioni di pezzi) è la prima al mondo.
Un euro di spesa ogni nove, in Europa, è pagato con una carta di debito o di credito Visa.
In Italia, invece, si paga con Visa solo un euro ogni 25.
Visa si pone come obiettivo quello di avere una carta di credito per persona puntando sulla soddisfazione della clientela e sul calo costante delle frodi. Il rapporto tra gli euro frodati e il volume totale dei pagamenti è sceso, in Europa, dallo 0,083% del 2005 allo 0,069 del 2006.
La situazione in Italia è meno rosea, anche se il rapporto resta sotto la soglia dell’uno per mille, ritenuta fisiologica.
Per il 2007 si prospetta una crescita confidando nello sviluppo tecnologico dei prodotti. In Italia una mano potrebbe arrivare dal Governo che, con le iniziative anti evasione, potrebbe favorire il numero di transazioni con carta.
Entro fine anno, inoltre, dovrebbe arrivare anche la “V Pay” la carta di debito conforme ai principi indicati dalla Sepa (Single Euro Payment Area), già presente in Gran Bretagna.
Intanto per il prossimo 31 gennaio si aspettano le conclusioni dell’indagine svolta da Neelie Kroes, commissario Ue per la concorrenza, sui costi di transazione applicati alle carte di credito.
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Stock option in Cina per Starbucks
Il gruppo statunitense Starbucks Coffee sta pianificando un nuovo sistema di incentivazione in Cina prevedendo stock option per tutti i dipendenti del paese. Se realizzata sarebbe la prima forma di incentivazione di questo tipo adottata in Cina da una multinazionale.
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ACCESSO AL CREDITO
Imprese start-up e fonti finanziarie
Il capitale di debito rimane la principale fonte di finanziamento
Il finanziamento del capitale di rischio delle aziende start-up rimane ancora oggi sostanzialmente destinato al settore high-tech ed a quelle aziende che già nascono con una certa consistenza patrimoniale e strutturale, mentre per le altre tipologie di imprese la principale forma di finanziamento rimane il capitale di debito.
Il mercato dei capitali di rischio risulta ancora distante dalla realtà imprenditoriale nel suo complesso e l’Italia rimane in posizione subordinata rispetto ai principali paesi europei.
Ad oggi, il finanziamento delle microimprese (ovvero le imprese con fatturato inferiore ai 2,5 milioni di Euro e/o meno di 10 addetti) avviene per lo più attraverso un finanziamento di debito e non di capitale di rischio e, in tale ambito, raramente il processo valutativo prende in considerazione il “business plan” della nuova azienda mentre, più frequentemente, viene valutata la solidità patrimoniale dell’azienda e dell’imprenditore.
Attraverso le analisi condotte da alcuni Osservatori finanziari è stato possibile evidenziare come spesso i piccoli operatori economici reperiscano i fondi necessari all’avviamento anche attraverso il canale del credito personale e finalizzato, mettendo in luce che questo tipo di cliente si rivela disposto a sostenere costi più elevati di accesso al credito pur di ottenere in modo più fluido e veloce il finanziamento.
L’atteggiamento prudenziale riservato dagli Istituti di credito nei confronti delle nuove iniziative imprenditoriali sembra comunque giustificato anche dal fatto che il rischio delle aziende microimprese nuove nate risulta effettivamente più elevato di quello delle aziende già avviate, quantomeno nei primi 12 mesi di vita.
Informazioni:
AREA CREDITO EUROIMPRESE
Dott. Alberto Bonifazi
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F O C U S : BASILEA 2
III DISPENSA
LA NUOVA OPERATIVITA’ BANCARIA
Con la recente approvazione del testo finale, è ufficialmente prevista, entro l’inizio dell’anno 2007, l’introduzione del Nuovo Accordo internazionale sui requisiti patrimoniali delle banche (Basilea 2) che stabilirà nuove regole di comportamento per gli istituti di credito con l’obiettivo di aumentare la stabilità del sistema bancario internazionale.
Tuttavia, prima di effettuare un’analisi delle innovazioni introdotte dal Nuovo Accordo riteniamo utile richiamare i tratti salienti del precedente Accordo del 1988, conosciuto come Basilea 1 ed emesso dal Basel Committee on Banking Supervision.
Gli Accordi di Basilea sui requisiti patrimoniali delle banche sono il frutto del lavoro del Comitato di Basilea, istituito dai governatori delle Banche centrali dei dieci paesi più industrializzati (G10) alla fine del 1974 (che include tra gli altri Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti). Il Comitato si riunisce presso la Banca dei regolamenti internazionali a Basilea e predispone accordi che non hanno valore vincolante nei singoli Paesi se non dopo il loro recepimento da parte delle rispettive Autorità nazionali.
Nel 1988 il Comitato di Basilea introduce il sistema di misurazione del capitale comunemente chiamato Accordo di Basilea sul Capitale.
E' il primo Accordo di Basilea (Basilea 1).
L’ Accordo di Basilea 1, inserendosi in un momento storico caratterizzato da un sistema bancario in crescita sia sul piano dimensionale che delle quote di mercato, si poneva come obiettivi proprio una maggiore solidità delle banche ed una loro maggiore efficienza nell’allocazione del capitale.
Premesso che ogni qualvolta che una banca concede finanziamenti si assume un certo grado di rischio (insolvenza del debitore, ritardi, etc.), tale rischio, afferma la normativa, deve essere dapprima quantificato e, successivamente, supportato da adeguate riserve patrimoniali (requisito patrimoniale minimo).
Per raggiungere queste finalità si attuarono due diversi interventi.
In primo luogo venne fissato l’ammontare minimo di capitale proprio (requisito patrimoniale minimo), denominato patrimonio di vigilanza (PV), che la banca doveva detenere, nella misura fissa dell’8% dei finanziamenti concessi.
Inoltre, poiché le attività non sono tutte rischiose in egual misura, si decise di “pesarle” attraverso coefficienti di rischio standard, definiti essenzialmente sulla base della natura della controparte secondo la tabella che segue:
0% |
20% |
50% |
100% |
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Paesi OCSE |
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L’Accordo di Basilea 1 proponeva una metodologia univoca per calcolare il Patrimonio di Vigilanza (PV), che rappresenta una sorta di principio fondamentale della normativa e sancisce un vicolo di solidità patrimoniale della banca:
PV / Attivo Sottoposto a rischio di credito >= 8%
Nella prossima edizione di FOCUS riprenderemo con un esempio che dovrebbe definitivamente chiarire le modalità di calcolo del requisito patrimoniale minimo che la banca doveva soddisfare in base alla normativa di Basilea 1.
A quel punto dovremmo possedere i requisiti concettuali fondamentali per iniziare il percorso nella comprensione del Nuovo Accordo sul Capitale (Basilea 2).